Per capire la vera differenza tra antico e moderno nel karate partiamo dal contesto storico

Okinawa , divisa in tre regni , il Re Sho Hansi che li unifica e nel 1500 vieta l’uso delle armi (depositate nel castello di Shuri) e nel 1600 l’arrivo dei samurai del clan Shimazu che non trovano resistenza armata e stavolta vietano anche l’uso di oggetti affilati di uso quotidiano come falcetti e forconi. 

Cosa possono fare i nostri amici di Okinawa quindi? Semplice, diventare loro stessi delle vere e proprie armi! Usando magari qualche oggetto che portano sempre con se, lunghi bastoni, remi, manovelle e batti riso. Quindi sta qui la prima e vera reale differenza tra karate antico e moderno, l’esigenza. 


Pose dello stile Uechi ryu e Goju Ryu, due dei più tradizionali.
Foto dal sito Bonsonkarat.org


C’era una reale esigenza di allenarsi, di condizionare mente e corpo per uno scontro che non sarebbe mai dovuto esserci, ma se ci fosse stato sarebbe dovuto essere, rapido, indolore per il difensore e con conseguenze distruttive per l’aggressore. L’allenamento era volto a fortificare in maniera intensa le estremità del corpo e renderle dure ma allo stesso tempo fluide e agili. 

Ci si allenava alle volte in segreto, codificando “kata” che potessero essere mascherati quasi come danze. Non vi erano Kumite tra praticanti perché non vi erano limiti di colpi o di bersagli da colpire. Tutto era studiato per un solo fine, divenire più forti e pronti allo scontro che doveva risolversi velocemente. Il karate moderno nasce invece grazie alla figura del maestro Gichin Funakoshi, che diede il “do” al termine karate rendendolo, un attività pedagogica e utile alla crescita dell’individuo. 

Gichin Funakoshi uno dei maggiori ideatori e Maestri del karate moderno
Foto dal sito wikipedia.com


Si inziò a ricercare la perfezione delle tecnica, a studiare il combattimento in maniera meno aggressiva e più controllata e perfetta. Quindi lo studio del karate diviene progressivo, avvicina i giovani di ogni età che apprendono le basi dal kihon per poi passare ai kata (combattimento immaginario)  

Ogni praticante parte da un livello che viene differenziato dal colore delle cinture (cosa che nel Karate antico non era presente) e da una divisa un keikogi bianco. Dopo la tecnica arriva il kumite (combattimento), oggi reso molto spettacolare e veloce e tutelato da un rigido regolamento che tutela gli atleti. 

Bambini in kumite
Foto dal sito Wko Shinkyokushinkai.com

Ricapitolando quindi, per me oggi, dobbiamo comprendere entrambi gli aspetti del Karate per amarlo e comprenderlo, Il “JUTSU” la tecnica antica e il “DO” il cammino della perfezione fisica e mentale.

Buon cammino Marziale Amici/che